Cambiano le città – dice il poeta – più presto d’un cuore umano. Com’è vero. Cambiano, muoiono. E la morte d’un luogo è triste quanto la morte d’un uomo […].
Case e famiglie, dunque, vanno insieme in malora, e insieme si perdono parole e pietre, vaghezze d’abiti e brillare di cieli… Nessuno, lo so, potrà ridarmi, se non forse nel sonno, l’ombra d’un volo di nuvole su un balcone che non c’è più ; e la quieta rissa di voci che sentivo guingermene nelle sere d’estate s’è ammutolita per sempre. Troppi piedi sono passati sulle basole di Piazza dell’Immacolata, livellando le fosse con cui giocai or sono mill’anni, quando esistevano le monete da un soldo, da due soldi. Devo confessarlo ? Mi càpita, nei freschi quartieri che ignoro, di dover chiedere la strada ai passanti. Forestiero nella mia patria, non c’è passegiata per gli asfalti di periferia che non m’affondi lunghi coltelli nel fianco. Allora mi dico che ho avuto in sorte un cuore difficile , incapace di crescere. E sarà per un difetto vergognoso dei nervi, ma io non saprò mai abituarmi al mutare delle cose e lo subirò sempre come la soperchieria di un potente. E mi sentirò sempre tradito, tutte le volte che, invocata per nome, finge di non udirmi, o mi guarda senza capire, la mia stupida Itaca da cui non sono partito.
Gesualdo Bufalino
In Museo d’Ombre, Sellerio ed. Palermo, 1982
Loca di Bufalino, in sicilanu : U Sciumi ; U Campusantu vecchiu ; A Bbiviratura ; L’Acqua ‘ô Pomu ; L’Orta ; I Vanchiteddi ; U Quartieri ‘û Piru ; I Casi ‘û Vientu …
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